Postura e Patologie del Rachide

Postura e Patologie del Rachide

Moltissime ricerche hanno accertato che quasi tutti i disturbi avvertiti a carico della colonna vertebrale derivano da un cattivo uso del corpo che costringe ad applicare forze meccaniche eccessive e dannose sulle varie strutture del rachide.

Qualsiasi postura che il corpo assume produce una certa pressione sulla colonna vertebrale e, in particolar modo, sul disco intervertebrale. Studi recenti hanno inoltre dimostrato che la postura è una delle cause che incidono maggiormente sull’origine di tutti i dolori alla schiena.

Senza dubbio è sempre più frequente dover curare pazienti a cui è stata diagnosticata una patologia vertebrale di origine posturale.

Con questo termine si vuole includere tutte quelle patologie della colonna la cui origine va ricercata nella costante assunzione di posture scorrette che producono compressioni particolarmente elevate sulle strutture vertebrali.

La postura normale o ideale è definita dalla presenza di curvature della colonna a convessità anteriore di ampiezze modeste, chiamate lordosi, e presenti nel tratto cervicale e lombare; di curvature del rachide a convessità posteriore ugualmente modeste, denominate cifosi dorsale e sacrale. Queste curve conferiscono al rachide una maggiore resistenza e di conseguenza gli permettono di assorbire le sollecitazioni subite durante i movimenti quotidiani.

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Quando il rapporto tra queste curve si altera, i carichi sui dischi intervertebrali aumentano sensibilmente e tanto più le curvature di discostano dalla normale fisiologia, tanto più il peso che grava sulle componenti vertebrali e soprattutto sui dischi diventa elevato.

La zona lombare è sicuramente la più interessata da questo fenomeno di usura. L’origine di questa predisposizione deriva dal fatto che questa zona del rachide è sollecitata continuamente a svolgere movimenti in tutte le direzioni nonostante che su di essa si concentrino i 2/3 del peso del corpo.

Una postura è corretta quando le ampiezze fisiologiche delle curve del rachide sono sostenute passivamente da un sistema legamentoso efficiente e mantenute attivamente da una muscolatura profonda del rachide tonica ed elastica.

In questa situazione ideale i dischi intervertebrali sono ben idratati in grado di ricoprire con successo la loro funzione di ammortizzazione e, particolare importante, i carichi che devono sopportare sono ridotti al minimo.

Una postura scorretta porta spesso all’accentuazione delle curvature della colonna o anche della loro riduzione fino ad invertire, certe volte, la normale curvatura.

Questa situazione determina un sovraccarico dei dischi intervertebrali e una sofferenza delle articolazioni vertebrali con conseguente degenerazione dei tessuti che lo compongono.

Le sollecitazioni stressanti per il rachide possono essere sia di origine statica che dinamica. Tra le sollecitazioni statiche abbiamo tutte le abitudini quotidiane come vestirsi, lavarsi, spostarsi in auto, guardare la televisione…

Tuttavia tali sollecitazioni si manifestano anche quando si assumono posizioni corrette che però si mantengono per un tempo prolungato. Il meccanismo pressorio che garantisce l’assunzione di sostanze nutritizie da parte dei dischi intervertebrali necessita, per il suo corretto funzionamento, di periodi di carico alternati a periodi di scarico.

Quando si assumono posture abituali per molto tempo, questo meccanismo viene impedito e di conseguenza il naturale metabolismo del disco ne risente. Le fondamentali funzioni di ammortizzazione vengono a mancare e si può instaurare un processo degenerativo con conseguenze dannose per il disco e le cartilagini articolari delle vertebre.

Quando si assumono posture fisse per molto tempo, questo meccanismo viene impedito e di conseguenza il naturale metabolismo del disco ne risente.

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Le fondamentali funzioni di ammortizzazione vengono a mancare. E si può instaurare un processo degenerativo con conseguenze dannose per il disco e le cartilagini articolari delle vertebre. In questo caso le sollecitazioni si accentuano sui bordi dei corpi vertebrali, i quali reagiscono con la formazione di becchi ossei, fenomeni caratteristici della spondiloartrosi. Di conseguenza le cartilagini delle superfici articolari delle vertebre operando in queste condizioni vanno incontro a degenerazione: siamo in presenza della caratteristica artrosi.

Anche lo stress di tipo dinamico, cioè l’applicazione di forze anomale che deformano i tessuti durante il movimento, può essere all’origine del dolore vertebrale. Infatti l’usura del disco incide sulla capacità del tessuto fibroso di trattenere il nucleo polposo fino a formare un rigonfiamento posteriore (protusione discale) che può comprimere il midollo spinale e le radici nervose.

Se non si prendono opportuni provvedimenti la degenerazione del disco prosegue fino alla fuoriuscita del nucleo polposo attraverso le fibre cartilaginee del disco (ernia discale). Sollevamenti di pesi eseguiti in modo scorretto uniti ad una situazione degenerativa in corso possono rappresentare la classica “goccia che fa traboccare il vaso” e determinare l’ernia discale.

Come il poco movimento può far male anche l’attività fisica è in grado di generare disturbi a carico del rachide specialmente se unita all’utilizzo di pesi considerevoli e a posture scorrette.

Ogni attività sportiva, infatti, sollecita in maniera più o meno elevata l’apparato muscoloscheletrico.

Gli effetti delle sollecitazioni possono essere amplificati se il soggetto o l’atleta che le effettua non è in grado di assumere posture bilanciate e corrette.

Se nell’esecuzione di un qualunque gesto atletico o anche più semplicemente di un esercizio di potenziamento la verticalità non è corretta, qualunque attività potrà andare ad influire negativamente sulle strutture scheletriche. E soprattutto sul rachide. Mentre quando si ha un buon controllo posturale che consente di mantenere un corretto rapporto tra gli arti e la conservazione delle curve fisiologiche del rachide, ogni attività sarà benefica o comunque non apporterà danni.